Fotocamere stereoscopiche fine XIX secolo
La fotocamera stereoscopica è dotata di due obiettivi paralleli, posti alla medesima distanza degli occhi umani (6,35 cm).

Questo permette alla fotocamera di simulare la visione binoculare umana e quindi di creare immagini tridimensionali, visualizzabili con i vari sistemi stereoscopici.
Nel 1851 Antoine Claudet presentò un apparecchio moltiplicatore che consentiva all’operatore di ottenere parecchi ritratti in miniatura su un solo negativo e che rappresentavano la stessa persona in diverse pose.
Nel 1852 John Benjamin Dancer depositò il brevetto (n°2064) della fotocamera binoculare (anche conosciuta come fotocamera stereoscopica o stereo camera), e la modifica della lanterna magica con l’introduzione del movimento slide-dissolvenza fatto con le prime diapositive.

Contemporaneamente Antoine Claudet scriveva più di 40 documenti descrivendo la sua ricerca scientifica, che si sviluppava fino agli stereoscopi. Claudet ha brevettato il progetto dello stereoscopio tascabile pieghevole nel marzo del 1853, e due anni dopo è stato rilasciato un altro brevetto per un grande stereoscopio su cui potevano essere ruotati fino a 100 vetrini: il primo passo verso la proiezione cinematografica. La moltiplicazione era eseguita mediante movimenti di scorrimento trasversale di una tendina scura per mezzo di due cremagliere. La risultante immagine dava piuttosto l’effetto di una ripresa cinematografica.

I fotografi per fotografie formato tessera lavoravano con un apparecchio munito di quattro obiettivi identici di breve focale (115 mm); l’interno dell’apparecchio fotografico era diviso in 4 scomparti, uno per ciascun obiettivo.

Esponendo la prima metà della lastra e quindi per mezzo di un porta-lastre scorrevole, potevano venir eseguiti otto piccoli ritratti su una lastra di 21,5×26,5 cm. Ciò facilitava notevolmente la stampa e la moltiplicazione delle piccole immagini, che erano acquistate dai numerosi soggetti.










